Il cantante del Michigan ha presentato il nuovo album "If Words Were Flowers"
Ieri sera, domenica 20 marzo 2022, puntualissimo alle ore 22.00, è tornato ad esibirsi in concerto a Milano il cantautore statunitense Curtis Harding; dal palco del Biko, il cantante del Michigan, accompagnato da una band formata da quattro bianchi (chitarra, basso, batteria e tastiere/fiati) ci ha ancora una volta emozionati.
Tanta era la voglia di musica dal vivo e l’occasione era veramente ghiotta, quella di rivedere questo grande artista a distanza di poco più di quattro anni dopo la sua data del novembre 2017 al Magnolia.
Non so come riesca a farlo, ovvero di fondere pop, soul, r'n'b e rock con l'occasionale accenno di psichedelia, il tutto in un mix meravigliosamente ricco e lussurioso, ma ci riesce; ogni album lo fa più del precedente e dal vivo queste miscellanee musicali sono ancora più rimarcate.
Interrogandoci sul misterioso fatto per cui, cantanti della bravura di Curtis debbano esibirsi su palchi così limitati, ci rendiamo conto del perché non tutti gli appartenenti al nostro “mondo” musicale inseriscano una tappa in Italia nel loro tour europeo.
Il Biko (fantastico angolo di Milano dedicato alla cultura black) era comunque al limite della capienza consentita ed i fans si sono subito scaldati sulle note della title-track del nuovo album, che ha aperto ufficialmente il concerto.
Meno elegante di quattro anni fa, Curtis si è presentato con i suoi immancabili occhialoni neri, in jeans e con un maglioncino girocollo nero da cui spiccavano un paio di collane.
Fresco del suo nuovo lavoro uscito il 5 novembre 2021 su licenza di ANTI- Records, “If Words Were Flowers”, dal nuovo album, brillante omaggio agli anni d’oro dell’american soul condito con gospel, hard funk, soft jazz, R&B, catchy pop e psych rock, Curtis ha scandito una dopo l’altra le nuove canzoni: Can’t Hide It, Hopeful, seguite da vecchi successi come Go as You Are, On and On e via così… fino al delirio sentimentale di I Wont Let You Down ed alla hit che ha riscosso il più grande successo dal pubblico presente, Need Your Love.
Harding, presentando ogni tanto un pregevole falsetto, ha mescolato alla perfezione funk, gospel, hip hop, elettronica, soul e psichedelia, il tutto prima di abbandonare alla fine il palco, mescolandosi tra la folla per trovare la porta d’uscita del locale.
Ancora una volta un gran concerto, peccato solo per l’esibizione, tra le prime file, di un coglione che pensava di essere in uno zoo anziché in un club.
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