La grande attesa per il tre volte vincitore dei Grammy Awards con gli Snarky Puppy è stata
ampiamente ripagata con un concerto-show contagioso e dalla qualità musicale
impressionante
Fonte: rockon.it | Articolo di Philip Grasselli
Siamo in pieno periodo di JazzMi, la rassegna jazz che pervade la città di Milano dal 12 ottobre al 5 novembre. Se vogliamo aggiungere una chicca di orgoglio italiano, Cory Henry dal palco del Fabrique di Milano ci annuncia con solennità che questa data inaugura il suo lungo Operation Funk International Tour, che spazierà anche tra Germania, Olanda, Svezia, Repubblica Ceca, Regno Unito, Ungheria e Serbia.
Una volta entrati nella venue, la prima cosa che colpisce è il quantitativo di persone giovani che hanno deciso di trascorrere la serata lungi da una partita di Champions League molto sentita a Milano: il riscaldamento vocale con il canto all’unisono di Stand By Me di Ben E. King e il synth-funk anni ’80 dominato dai Roland Jupiter e dall’organo Hammond fanno istantaneamente crollare qualunque divario generazionale.
Il mantra della serata è sempre e solo uno: Cory Henry che urla “How many bodies?” e il pubblico che risponde “Everybody!”. È notevole il coinvolgimento delle persone: da interazioni di questo tipo, a lunghe e impegnative frasi musicali ripetute in coro come fossimo in un concerto di Jacob Collier. Ma soprattutto si danzava a ritmo di una batteria Pearl clamorosa, quella di TaRon Lockett, di un virtuoso basso Fodera a cinque corde di Sharay Reed, di un carismatico synth Prophet di Nicholas Semrad per completare i The Funk Apostles, si cantava con il coro gospel: insomma, è un tripudio di suoni e sensazioni che sono davvero difficili da mettere nero su bianco, che dimostra nuovamente quanto la musica abbia un potere unificante (“In this war period, in which they’re forcing to divide each other, music unifies, brings us together” afferma Cory Henry a fine bis).
Si parte con la musica, dal repertorio proveniente dall’album Best of Me del 2021 (Waterfall), Something to Say del 2020 (Happy Days, Icarus), dopodiché ci si focalizza sull’album su cui si basa il tour, Operation Funk: qui i BPM salgono, il funk si fa sempre più incalzante, letteralmente nessuno stava fermo, una gara intensa di assoli tra batteria, basso, Hammond, synth e cori. La qualità tecnica delle linee melodiche e ritmiche è sublime: tutto si intreccia in un conglomerato che effettivamente, ragionando tra un brano ed un altro, ti fa arrivare al motivo per cui Cory Henry abbia vinto tre Grammy Awards con gli Snarky Puppy. L’apoteosi arriva con The Line e Holy Ghost, con il pubblico che fremeva nel battere le mani sul due e sul quattro (regola di platino, nemmeno d’oro, per qualunque concerto: chi batte sull’uno e sul tre, per favore, fuori!) mentre si danzava e si controcantavano le melodie.
In poche parole, possiamo riassumere questo live così: una festa di armonie, melodie e ritmi.
Ma non finisce qui. Dopo essere uscito dalla struttura, Cory Henry e la sua band escono per mangiare dai venditori ambulanti di fronte al Fabrique, chiacchierando molto volentieri con i fan e con le persone che li fermavano.
Setlist:
Waterfall
Happy Days
Icarus
Something New
Ecstasy
The Line
Holy Ghost
Rise
Dedicated
Comments