L’artista rompe un silenzio durato tre anni. E c’è chi spera in una reunion dei Sangue Misto.
Di: Mattia Marzi
Fonte: rockol.it
Una nota audio pubblicata su Instagram così, dal niente, a distanza di quasi tre anni dall’ultimo post. È la bozza di uno skit, con un titolo che è tutto un programma: “Dei dell’olimpo”. “So bene com’è quando sei ragazzino / rappi e fai il figo / ma come fai amico se perdi il filo / ti chiederai come quando mai scriverai il libro / si vive molto in fretta in questo mondo”, rappa Neffa, rivolgendosi, almeno apparentemente, ai fenomeni di nuova generazione che in una manciata di clic passano dalle camerette ai vertici delle classifiche e con un paio di Dischi d’oro si sentono già arrivati.
Trenta secondi in tutto: tanto dura la clip, che .fa riemergere la voce del 56enne artista di Scafati da un silenzio lungo trentasei mesi, tanti quanti ne sono passati dall’uscita del suo ultimo progetto discografico, “AmarAmmore”. Non è dato sapere se la mossa di Neffa anticipi l’uscita di un nuovo album o se sia solamente uno sfogo estemporaneo, registrato e condiviso con chi aspetta un suo cenno di vita da anni. Di sicuro, non è passata inosservata: e c’è già chi è pronto a festeggiare il ritorno del guaglione sulla traccia.
Notizia nella notizia, nello skit Neffa torna a rappare: “Spero non sia un bluff perché spezzeresti un sacco di cuori che non aspettano altro da 20 anni”, gli scrive un utente, sotto alla clip, dimenticandosi forse che lo aveva già fatto nel 2013 de “L’anima”, la traccia fantasma dell’album “Molto calmo”, e alla luce del sole nello stesso “AmarAmmore” di tre anni fa.
“Fare rap è come andare in bici: non si scorda mai”, aveva detto la voce di “Lontano dal tuo sole” presentando l’album in napoletano, vent’anni dopo la svolta con “La mia signorina”. Era il 2001 quando Giovanni Pellino dopo due dischi oggi considerati cult della cultura rap italiana come “.Neffa & i messaggeri della dopa” del 1996 e “107 elementi” decise di cambiare tutto, presentandosi sul palco del Festivalbar con il tormentone tratto dall’album “Arrivi e partenze”: “Quando lasciai il rap e con ‘La mia signorina’ iniziai a fare pop, i ragazzini presero a insultarmi: nelle chat dei programmi tv mi auguravano di morire. Ma io ormai avevo deciso di rinunciare ad essere il re del rap per fare lo sguattero nella cucina dei cantanti - raccontò - la mia fu una scelta impopolare, ma onesta. Gli ultimi dischi rap che avevo fatto non erano stati capiti. Allora dissi a me stesso: ‘Non sono stato abbastanza bravo in quello che faccio, evidentemente’. Poi capii: mentre tutti andavano dalla stessa parte, io, da outsider, andavo dall’altra”.
Nello skit Neffa non sembra indossare i panni matusa che bacchetta i ragazzi di nuova generazione a prescindere (del resto ha collezionato in tempi non sospetti collaborazioni con colleghi che vanno da Rocco Hunt a Emis Killa, da Gemitaiz a Livio Cori, passando per Coez - sempre nel 2021 ha anche pubblicato una nuova versione della sua hit del 2009 “Lontano dal tuo sole” insieme a thasup). Sembra parlare più come uno che certi giramenti di testa, quelli legati al successo e alla popolarità, li ha vissuti in prima persona, e ha visto passare - oltre che parecchia acqua sotto i ponti - fenomeni, tendenze, mode e quant’altro: “Negli anni novanta, la persona comune che stava in un bar di Quarto Oggiaro ascoltava Ramazzotti e Laura Pausini. Il rap invece era un’avanguardia di chi cercava una via alternativa, un’esclusiva dei centri sociali dove una visione politica dell’esistenza era primaria. Una forma rivoluzionaria, di stampo marxista, di chi stava nel ghetto e diceva ‘io non ci sto’ - ha detto lo scorso novembre, ospite della Milano Music Week - oggi è diventata una musica popolare perché non viene più ascoltata dalle coscienze impegnate. Chi fa trap cerca la rivalsa con il portafoglio pieno, non di chi ha un libro in mano”.
A qualcuno non è sfuggito un piccolo dettaglio: quest’anno ricorrono i trent’anni dall’uscita di “SxM”, l’iconico album d’esordio dei Sangue Misto (considerato una pietra miliare del rap made in Italy), il gruppo hip hop con il quale Neffa cominciò a farsi conoscere, composto insieme al dj Deda (vero nome Andrea Visani) e al beatmarker DJ Gruff (vero nome Sandro Orrù). E se il ritorno dei Club Dogo, altro gruppo simbolo della scena, avesse fatto venire in mente ai tre di mettere in piedi una clamorosa reunion?
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